domenica 2 giugno 2019

Festa della Repubblica 2019

73 anni fa, in queste ore, milioni di italiani si misero in coda per riappropriarsi del diritto di voto, negato per oltre 20 anni dalla dittatura fascista. La partecipazione di oltre 12 milioni di uomini e donne al referendum costituzionale (l’89% degli aventi diritto), ancor prima di sancire la vittoria della Repubblica, segnò l’avvento nel nostro paese di un regime istituzionale finalmente libero e pienamente democratico. 
Un risultato che, se da un lato può essere visto come l’approdo di una “lunga marcia” iniziata nei primi anni dell’800 (basti pensare alla Giovine Italia di Mazzini, o alle idee illuministe di Carlo Cattaneo), dall’altro lato consegnò la fotografia di un Paese ricco di particolarismi. Le differenze sociali ed economiche alimentarono la vittoria netta della Repubblica nelle aree più industrializzate del Paese e un prevalere della Monarchia nelle zone rurali. Non solo. Non c’è dubbio che anche i modi differenti in cui l’Italia conquistò la sua liberta ebbe un suo peso nel giudizio degli italiani: al Sud l’occupazione alleata e la presenza del Regno del Sud giocarono a favore del mantenimento dello status quo, al Nord la lotta partigiana avvenuta in seguito all’occupazione nazista favorì la proposta repubblicana. 
Di queste divisioni si fecero carico i padri costituenti, eletti nello stesso giorno, che in due anni di lavoro presentarono all’Italia la Carta Costituzionale che poco fa abbiamo consegnato ai nostri 18enni.
Un lavoro il cui risultato è un documento inclusivo, aperto, costruito sulla base di un confronto serrato figlio di idee differenti, posizioni spesso lontanissime, prospettive opposte in un mondo, quello di allora, fortemente ideologizzato e polarizzato. La nostra Costituzione tiene insieme in maniera eccellente le parti iniziali, quelle sui principi fondamentali e sui diritti e doveri, con la parte legata all’ordinamento e al funzionamento della Repubblica. Il cuore e la testa. Il cervello e le gambe.
L’Italia uscita da vent’anni di dittatura, ridotta in macerie dalla guerra, impoverita e affamata, rialzava la testa e si affacciava al mondo desiderosa di essere artefice del proprio destino.
Questo clima positivo si diffuse per tutto il Paese ed è stato il terreno fertile che ha saputo generare la ricostruzione del Paese, il boom economico, il protagonismo sullo scenario politico internazionale, con l’intuizione di aderire fin da subito alla Comunità Europea e il ruolo importante nelle vicende del Mediterraneo, allora come oggi attraversato da tensioni territoriali e religiose e lotte per il controllo delle materie prime.
Il 2 giugno quindi non celebriamo solo al “Festa della Repubblica”. Il 2 giugno celebriamo la forza di un Paese, il nostro, che non muore mai. Una comunità di uomini e di donne che sa riconoscersi e far fronte, insieme, alle difficoltà. Un Paese amato e rispettato il tutto il mondo per le sue bellezze e per il suo fascino sì, ma anche per l’estro, la concretezza e la laboriosità.
L’Italia è un grande Paese. E noi, fratelli d’Italia, siamo i protagonisti di questa storia. Lo siamo noi qui, oggi, in questa piazza. Lo sono i nostri genitori, che ci aspettano a casa per far festa in famiglia. Lo sono coloro i quali ora stanno lavorando negli ospedali, nelle fabbriche e nei centri commerciali o a casa, per un lavoro da chiudere entro questa sera. Lo sono i volontari delle nostre associazioni, che dedicano del tempo agli altri. Lo sono i disoccupati che non perdono la speranza nel futuro e gli anziani che sanno trasmettere ai nipoti dei valori saldi. Lo sono i miei coetanei che scelgono di andare all'estero per costruirsi un futuro e lo sono coloro i quali arrivano in Italia per lo stesso motivo. Lo sono Leonardo e Giulia e tutti i bambini che nati e cresciuti nei nostri paesi, così come lo sono se Khaled, Rami o Irina, e che adorano la pizza e tifano per Belotti o per Cristiano Ronaldo. Lo sono i genitori di questi bambini, a cui spesso affidiamo la cosa più cara che abbiamo: i nostri nonni. Lo sono Matteo e Alice, che hanno deciso di sposarsi. E lo sono anche Chiara e Micaela, che non possono sposarsi ma si amano lo stesso. 
Questa è l’Italia del 2 giugno. L’Italia che onora le sue radici e mette al centro i suoi valori. L’Italia che si mette all’opera, consapevole della sue debolezze e di tutto il suo incredibile potenziale. L’Italia aperta e disponibile, che unisce e non divide, protagonista in Europa. L’Italia che non ha paura e che sa guardare al futuro come fecero i padri costituenti. Con coraggio, speranza e fiducia.
W la Repubblica.
W l’Italia

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